Interview: FRANCESCO GIACALONE e il Cast Creativo di FIGLI DI GIUDA

By: Feb. 11, 2019
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Interview: FRANCESCO GIACALONE e il Cast Creativo di FIGLI DI GIUDA

Proseguiamo i nostri incontri con i vincitori dei BroadwayWorld Italy Awards con il musical Figli di Giuda che ha conquistato ben 6 premi.

Martina Ferrazzano e Raffaele Fracchiolla sono registi e autori del testo dello spettacolo di questo musical inedito a cui chiediamo cosa li ha ispirati nel voler realizzare un testo così attuale ma anche scomodo soprattutto in questo periodo:

Martina: In questo momento socio-politico in cui la rabbia, la paura del diverso e la scarsa capacità di guardare un altro uomo negli occhi riconoscendo se stesso la fanno da protagonisti, abbiamo sentito l'esigenza di scrivere e realizzare un testo che potesse sensibilizzare il pubblico alla realtà che ci circonda, anche quella che a volte facciamo fatica ad osservare.

Raffaele: Ci siamo chiesti tante volte se esporci così tanto potesse essere controproducente o se il pubblico potesse capire nel profondo il messaggio che volevamo lanciare, ma alla fine crediamo di aver centrato l'obiettivo.

Martina: La storia della nostra compagnia è legata dal principio ad una realtà parrocchiale, quella di San Giuda Taddeo, e nell'immaginare la trama ci siamo rifatti a quelli che sono i valori e il messaggio che Papa Francesco, cerca di diffondere: ogni uomo al mondo ha la sua storia e nessuno di noi può ergersi a giudice, qualunque siano gli sbagli che ha commesso.

Raffaele: Abbiamo cercato di trattare il tema dell'emarginazione senza uno sguardo "buonista", come si usa dire ora. I personaggi sul palco non sono dei buoni a tutti i costi, ognuno ha le proprie debolezze e i propri lati oscuri, ma sono anche personaggi molto divertenti. Pensiamo di essere riusciti a far riflettere il pubblico su temi attuali e rilevanti sorridendo e questa è la nostra più grande soddisfazione!

L'evidente ironia nella figura del Sindaco del piccolo paese in cui si svolge la storia e la sua avversione ai senza tetto è stata scritta ben prima dell'attuarsi delle politiche dell'attuale governo e le ha in un certo senso previste: il vostro lavoro ha per voi acquistato un maggiore significato in questo momento storico-politico?

Raffaele: Quando abbiamo scritto questo testo c'erano diversi segnali che ci portavano ad immaginare un evolversi simile della scena storico-politica. Ovviamente nello scrivere lo spettacolo abbiamo estremizzato alcuni comportamenti, tipici del "fare politica" in senso ampio. Purtroppo abbiamo constatato che quelle che per noi potevano sembrare esagerazioni si stanno, giorno dopo giorno, concretizzando davanti ai nostri occhi.

Martina: Tuttora ci fa sorridere (amaramente) leggere sui giornali o su internet situazioni del tutto simili a quelle da noi immaginate. Come si dice: la realtà supera sempre la fantasia! Sicuramente il messaggio lanciato da Figli di Giuda ha acquistato maggior significato, nostro malgrado, poiché ci sembra sempre più urgente un cambiamento radicale di prospettiva, in cui venga messo al centro l'essere umano in quanto Uomo.

Avete comunque realizzato un musical giovane, totalmente indipendente, con un forte impatto sociale e che punta dritto a far crollare pregiudizi e falsità di una società spesso molto ipocrita; il vostro impegno sociale va oltre la finzione scenica?

Martina: Come detto in precedenza, la nostra storia nasce in parrocchia, e da sempre ci siamo mossi all'interno di contesti di volontariato e attività benefiche. Grazie a Figli di Giuda, la compagnia dei SognAttori ha stretto un forte legame con la Caritas della Diocesi di Roma: il suo direttore, Don Benoni Ambarus, ha colto completamente lo spirito della Compagnia, oltre che dello spettacolo, e dopo aver assistito al musical si è fatto promotore in prima persona di questo progetto. Allo stesso modo noi abbiamo sposato a pieno la missione della Caritas, partecipando concretamente alle sue attività di aiuto ai senza tetto di Roma.

Raffaele: Toccare con mano ciò che abbiamo raccontato in scena è stato un arricchimento sia personale che professionale, che ci ha permesso di scendere ancor più in profondità rispetto al semplice osservare determinate realtà da lontano.

Tiziano Grigioni tu hai scritto le liriche delle canzoni inedite, delle barre rap presenti nei medley dei brani di Lucio Battisti e partecipato alla partitura musicale assieme ad Alessandro Maciocci, eccezion fatta per la canzone "La cosa più bella" che è di Mariano Ferrazzano. A parte l'utilizzo dei brani della mitica coppia Battisti-Mogol per le scene delle prove della corale, le musiche e canzoni originali mi avevano molto colpito sin dal primo ascolto: parlatemi del vostro processo di scrittura: sono venute prima le canzoni, prima la storia o è stato un lavoro di pari passo.

Tiziano: Quasi un anno e mezzo prima dell'allestimento di Figli di Giuda, Raffaele mi aveva parlato del progetto e mi aveva a grandi linee spiegato cosa voleva fosse trasmesso dai brani. Così è nata Topi, il primo brano in scaletta nello show e il primo che abbia scritto in ordine di tempo.

Per quanto riguarda il processo creativo di scrittura, è più complicato di quel che sembra, perché effettivamente non seguo un vero e proprio processo creativo: scrivo quando ho qualcosa da dire, quando la mia testa è satura di pensieri e devo fare ordine.

Le parti rap le ho scritte in aereo mentre tornavo da una settimana di spettacolo in Spagna, mentre Figli di Giuda (la canzone che dà il nome allo spettacolo e che si è aggiudicata il premio per il miglior testo BroadwayWorld Italy Awards) è nata in metropolitana dopo aver visto il modo con il quale un ragazzo si è rivolto ad un altro signore la cui "colpa" era il colore della sua pelle.

Sono un amante della scrittura ritmica e della letteratura, e questo talvolta è stato un problema: spesso rivedo o scarto molti dei testi perché troppo complicati e intricati, a danno quindi di un'universalità di ciò che avrebbero invece dovuto trasmettere.

Con il maestro Maciocci sono stato in perenne contatto: abbiamo lavorato a braccetto trovando sempre il perfetto punto di incontro tra melodia e parole.

Conosco Alessandro, Martina e Raffaele da dieci anni ormai, e nonostante si abbiano sempre visioni personali e differenti riusciamo sempre a trovare il nostro equilibrio: siamo una bicamerale perfetta.

Alessandro: Mentre Martina e Raffaele ultimavano il testo teatrale, ho cominciato a scrivere delle idee basandomi sulla storia che si stava delineando. Quando poi Tiziano mi ha consegnato i testi quasi definitivi mi sono messo al lavoro.

Nella fase iniziale ho lavorato cercando di materializzare davanti ai miei occhi ciò che leggevo nel copione e nelle liriche, mentre più in avanti ho avuto l'opportunità di integrare, correggere, talvolta cambiare completamente le mie idee assistendo alle prime prove degli attori, che si sono rivelate indispensabili per capire come si stavano costruendo ed evolvendo i personaggi.

Le canzoni poi sono nate tutte in modo diverso anche a distanza di vari mesi l'una dall'altra.

Per quanto riguarda la composizione delle musiche ho cercato sempre di partire da uno strumento (penso al basso di Topi o al riff di chitarra elettrica del brano Figli di Giuda) che rappresentasse al meglio i personaggi e che desse un colore musicale ai pensieri e alle inquietudini che i testi già esprimono in maniera molto forte. Si tratta di un lavoro di forte collaborazione, nel quale ogni persona che lavora alle varie fasi di scrittura deve cercare di esprimere attraverso il proprio mezzo artistico qualcosa che vada ad arricchire il lavoro degli altri, portando naturalmente delle nuove sfumature.

Francesco Giacalone tu hai vinto il premio come migliore attore non protagonista, (altri tre attori e attrici di questa compagnia avevano ricevuto la nomination nella stessa categoria) e tutti voi siete ragazzi giovani, non professionisti e principalmente autodidatti: parlaci della tua esperienza, del tuo ruolo, delle tue aspettative.

Francesco: Mi sono avvicinato per la prima volta alla compagnia dei Sognattori tre anni fa: molti dei ragazzi della compagnia erano già miei amici, e proprio vedendo i loro spettacoli dalla platea ho avuto il desiderio di provare questa esperienza. Il mio ingresso nella compagnia però non è stato come attore, bensì come chitarrista: nel nostro primo musical inedito, Bar da Mù, facevo parte della band che eseguiva i brani dal vivo. Sono passato alla recitazione nello spettacolo successivo, Il Ciclone, e devo dire che mi sono sentito a mio agio come attore; qualche mese dopo è iniziata la preparazione di Figli di Giuda.

Pensi di intraprendere una carriera sulla scena in modo professionale e specializzarti maggiormente nel canto o pensi di mantenerla come un'attività secondaria, più hobbystica?

Francesco: Al momento non ho il desiderio di intraprendere una carriera da professionista nell'ambiente teatrale, ma voglio sicuramente ancora recitare in questa compagnia per molto tempo, e con lo stesso spirito di questo spettacolo: consapevole dei miei limiti, ma senza risparmiarmi mai sul palco.

Raccontaci le diverse emozioni di questa avventura: ricevere la nomination, ricevere il premio, salire sul palco e dare voce ad un personaggio che non ne ha possibilità nella vita reale: cosa ti resta di queste emozioni.

Francesco: Il copione di Figli di Giuda mi ha colpito fin dalla prima lettura. A mio avviso la cosa più interessante di questo spettacolo è il saper trattare temi molto delicati, come l'emarginazione sociale, utilizzando comunque i toni della commedia. È divertente, ma il messaggio che ne è la base arriva lo stesso in maniera potente.

Nell'interpretare uno dei ragazzi emarginati che vivono nella stazione di Montorso, precisamente un ex-barbiere rovinato dalla criminalità organizzata, ho cercato di sottolineare soprattutto la positività che può portare nella vita di una persona una seconda possibilità: attraverso l'esibizione nel coro il mio personaggio torna in un certo senso ad esistere nella società, uscendo dal suo ruolo di "invisibile".

La nomination per i BroadwayWorld Italy Awards è stata una grande sorpresa. Sinceramente, all'inizio non credevo di potermi aggiudicare il premio, però col passare del tempo ho capito di potermela giocare anche per la vittoria, e alla fine è andata proprio così. Sono molto orgoglioso di questo riconoscimento e lo voglio condividere con tutti i miei compagni di viaggio, dai registi agli altri miei amici attori. Questo premio è soprattutto merito loro.

Avremo la possibilità di rivedere questo musical in altri teatri nel corso del prossimo anno?

Martina e Raffaele: Molto presto ci saranno novità di cui ancora non possiamo dir nulla, ma sicuramente chi vorrà potrà di nuovo assistere alla vicende della Stazione di Montorso.

Quali sono i progetti per il futuro? State lavorando a nuove storie, nuovi musical o pensate di concentrarvi maggiormente nella promozione di Figli di Giuda?

Martina e Raffaele: La promozione di Figli di Giuda va avanti, ma ciò non toglie che stiamo lavorando su più fronti. Nel mese di Marzo torneremo in scena con un giallo interattivo, mentre stiamo già immaginando un nuovo musical, anche questo totalmente inedito, che speriamo di riuscire a realizzare nel corso del prossimo anno.



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