Review: ISLAND SONG e i buoni motivi per (non) andare a vivere a New York

By: May. 23, 2018
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Review: ISLAND SONG e i buoni motivi per (non) andare a vivere a New York

Ho visto molti spettacoli corali ma non capita spesso di assistere a uno spettacolo con quindici protagonisti in cui, in ultima analisi, ci sia un solo personaggio: la città di New York. Perché è proprio New York che domina costantemente la scena, con i suoi rumori, i suoi ritmi frenetici, i suoi monolocali costosi, i suoi abitanti che a milioni ne percorrono quotidianamente le strade, ciascuno talmente preso dai propri affari e dai propri pensieri da non percepire quello spirito unitario che rende la cittadinanza una comunità, più che un agglomerato di individui.

Questo spirito corale si percepisce già dal titolo dello spettacolo, ISLAND SONG, ovvero "la canzone dell'isola". Musical pop-rock di Carner and Gregor, lo spettacolo viene portato per la prima volta in scena in Italia dalla compagnia amatoriale Tweet Charity al suo primo progetto di grande respiro. Nata nel 2011 la compagnia, con sede a Bologna, si è distinta negli anni nella realizzazione di musical originali e di adattamenti dall'Off-Broadway.

L'anteprima nazionale di Island Song (che lascia a sperare l'annuncio di un tour nazionale) si è svolta al Teatro del Meloncello di Bologna in tre repliche: uno spettacolo serale il 12 maggio e un doppio spettacolo (pomeridiano e serale) il 13. Non sono dettagli fini a sé stessi. Personalmente ho assistito all'ultima replica dello spettacolo, la fatica e la stanchezza di tutti i performer in scena si avvertiva nettamente e si dilagava sul palco in un generico calo di energia ed entusiasmo. Il ché non ha avuto conseguenze particolarmente disastrose per lo spettacolo in sé, ma viene da pensare che tre repliche in due giorni siano troppe, soprattutto per una compagnia amatoriale.

Antonia (Greta Bolognesi) è un avvocato di successo che porta avanti un rapporto di amore/odio per la città in cui vive e una felice relazione con Adam (Luca Di Clemente); Shoshana, universalmente riconosciuta come il personaggio migliore dello spettacolo - il che permette alla sua interprete Eleonora Quarta di emergere facilmente ma meritatamente sugli altri attori in scena - è donna che non riesce a frenare la sua parlantina disinibita nemmeno al primo appuntamento e che cerca il coraggio di dichiararsi al suo pianista Kurt (Lorenzo Vacchi, direzione musicale); Will (Mauro Nieddu) e Jordan (Federica Ugolini) sono la coppia innamorata ma incompatibile per stile di vita e vocazione; Violet (Camilla Fabbri) è la giovane ragazza appassionata di discoteche e rave party ma insoddisfatta della propria vita sfrenata; Ted (Luca Dinapoli) l'architetto più fortunato del mondo; Taryn (Elisabetta Mancuso) la segretaria con il sogno di diventare scrittrice e Kathleen (Chiara Proni) la cameriera, perché ovviamente una segretaria e una cameriera in un musical su New York ci devono essere. A completare questo già variegato cast troviamo il trio degli hipster con la sola funzione di comic relief (Francesco Pizzeghello, Alice Casellato e il regista Stefano Bonsi); Cora (Federica Minarelli) la percussionista di strada che non dice una parola ma, tramite la sua musica e la sua presenza scenica, comunica molto più di altri; Liz (la coreografa Silvia Ghirardi Frilli)... chi è Liz? Infine, ultimi ma non meno importanti, Cooper (Ottavio Cannizzaro) e Caroline (Angela Maran). Lui aspirante attore di teatro, lei ossessionata da un tale Jason che passa molto in fretta dall'essere fidanzato scomparso a ex. I due si incontrano per caso sulla metropolitana, Caroline piange e in un tanto metaforico quanto patetico gesto di connessione Cooper le passa un auricolare per farle ascoltare la sua musica. È la musica della città, o è una musica nuova, un nuovo sottofondo che si contrappone al ritmo frenetico di New York e che permette a questi due sconosciuti di creare un nuovo legame vero e profondo?

Lo spettacolo si sviluppa per piccoli quadri, le vite di ciascun personaggio vengono presentate singolarmente, solo nel secondo atto le diverse storie cominciano a intrecciarsi. La regia e l'adattamento di Bonsi, uniti alle coreografie di Frilli, rispettano a pieno lo spirito corale dell'opera. Momenti d'ensamble e assoli si alternano con fluidità stilistica e scenografica. Le vicende rappresentate intrattengono, divertono ma si soffermano a un piano di analisi piuttosto superficiale. In sostanza, Island Song è un musical che manca di equilibrio. I momenti comici superano quantitativamente e qualitativamente quelli più seri e introspettivi. Cooper e Caroline, personaggi che come da copertina dovrebbero ricoprire se non il ruolo di protagonisti quello, per lo meno, di linea narrativa principale, scompaiono nel trambusto di questo cabaret newyorkese. Alla fine quello che emerge è uno stereotipo di New York e dei suoi abitanti (l'attore fallito che alla fine riesce a realizzare i suoi sogni, la segretaria che si ribella, la cameriera triste...) che non aggiunge nulla di nuovo alla modalità di narrazione che di questa città estremamente complessa si è fatta per decenni.


ISLAND SONG

Regia e adattamento italiano: Stefano Bonsi

Coreografie: Silvia Ghirardi Frilli

Direzione Musicale: Lorenzo Vacchi

Assistente alla regia: Eleonora Quarta

Cast:

Greta Bolognesi, Stefano Bonsi, Ottavio Cannizzaro, Alice Casellato, Luca Di Clemente, Luca Dinapoli, Camilla Fabbri, Silvia Ghirardi Frilli, Elisabetta Mancuso, Angela Maran, Mauro Nieddu, Francesco Pizzeghello, Chiara Proni, Eleonora Quarta, Federica Ugolini.

Band:

Luca Badiali (Basso), Alessandro Lechiara (Chitarra), Federica Minarelli (Percussioni), Giacomo Monari (Batteria)



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